Redazione

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Nella terza e conclusiva parte dell'intervista al Direttore Tecnico azzurro Marco Selle viene fatta una panoramica sui convocati del settore maschile per il Tour de Ski che vedrà i fondisti impegnati dal 1° al 10 di gennaio fra Val Müstair, Dobbiaco e la Val di Fiemme.

Negli atti precedenti, si era parlato dei problemi legati al Covid-19 durante il primo mese di Coppa del Mondo e del settore femminile.

Marco, passiamo agli uomini. Nonostante l'infortunio, fra Davos e Dresda abbiamo visto un Federico Pellegrino clamoroso, in condizione nettamente superiore all'anno scorso. Chissà se ci fosse stato Klæbo, sconfitto da Valnes a Ruka dopo 17 successi consecutivi nelle sprint, come sarebbe andata a finire.

E' ovviamente impossibile saperlo. Di sicuro lo avrebbe messo in seria difficoltà, vendendo cara la pelle. Chicco dimostra che quando ci sono momenti di difficoltà, Covid incluso, sa reagire da campione. Si trovava a dover vincere a tutti i costi e avrebbe ricevuto molte critiche anche se avesse ottenuto un buon secondo posto. C'erano comunque fondisti di altissimo livello come Bolshunov e Chanavat, che sono capaci di lottare per il podio anche in presenza dei norvegesi. Ha vinto con distacco, da fuoriclasse.

Più che Davos, dove la vittoria è sembrata almeno da fuori più agevole, è Dresda che è stato un capolavoro di gestione tattica su un tracciato per neve e conformazione insidiosissimo. La cosa che però mi ha colpito di più è stata la dimostrazione di esuberanza fisica nell'ultimo giro della team sprint.

Rispetto ad altre volte ha sprecato tanto per non rischiare niente, evitando contatti letali o rotture di bastoni. In semifinale ha tirato tantissimo e avevo il timore che avesse esagerato. In finale ne aveva ancora più degli altri con una dimostrazione di solidità mentale, ancor più che fisica, che reputo una delle migliori cose viste fare da Chicco in tutta la sua carriera. Pianifica e realizza: è come se progettasse la gara; sono questi particolari che ne fanno un vero fuoriclasse.

Guardando il calendario di gennaio, che consente di recuperare, molti appassionati vorrebbero vederlo finalmente in cima al Cermis.

Se c'è un anno con possibilità di arrivare in fondo è questo, anche se la scelta verrà fatta nei giorni precedenti in base a quante energie da spendere avrà ancora. Non può puntare a essere uomo classifica nel tour perché ha bisogno di brillantezza per la sprint in Val di Fiemme. Forse anche lui di gara in gara capirà quanto può spingersi per competere in classifica generale. Le qualità non gli mancano per far bene in gare distance, soprattutto inseguimento e mass start, ma sulla bilancia bisogna pesare le energie, se vale la pena o quanto vale la pena sacrificare forze utili per la sprint in classico del penultimo giorno. Diciamo che qualche piccola speranza di vederlo in cima c'è.

L'altra punta valdostana del movimento, Francesco De Fabiani è piaciuto molto nelle gare distance a cronometro di Ruka e Davos. E' apparso in difficoltà in versione sprinter sulla pista piatta con neve infida di Dresda.

Fisicamente Defa non ha certo la struttura dello sprinter. In certe occasioni, vedi soprattutto il podio di Cogne 2019, è riuscito a essere competitivo. Ha bisogno di certe caratteristiche di neve per sopperire alla mancanza di potenza. Dresda è una pista per potenti. La cosa più importante del primo mese di stagione è stata prendere fiducia nei suoi mezzi, in modo da affrontare il Tour de Ski consapevole di ciò che può fare. Il 12° posto di Ruka e il 5° di Davos hanno fornito buone risposte. In Svizzera senza trovare trenini è arrivato a dieci secondi dal podio. A Dresda non era nel suo habitat naturale poiché ha bisogno di salite e gare lunghe. Lo abbiamo voluto portare per la team sprint in quanto compagno ideale per Chicco. Sulle sue prestazioni in Germania non c'è niente da recriminare. Per la sua struttura fisica nella team sprint ha tirato fuori il 100%.

Più silenziose le prestazione di Giandomenico Salvadori. Si sa che in genere comincia a ingranare più avanti nella stagione, ma già a Ruka e Davos ha ottenuto prestazioni da primi venti in skating. Nella prima occasione con tutti i migliori presenti.

Sono veramente contento per Giando perché il motore è tornato a girare in pattinaggio. Lo scorso anno aveva un problema che lo ha tormentato per tutta la stagione. Dopo un minuto di gara in skating, le gambe gli diventavano talmente dure da non riuscire più a stare in piedi. A volte andava a spinta perché le gambe lo abbandonavano. Non riuscivamo a capire che problema avesse, con il timore che quest'anno si ripresentasse la stessa situazione, invece, già a Ruka ha cominciato a sciare molto meglio. Il problema alle gambe gli comprometteva il gesto tecnico in maniera profondissima. Ha tirato fuori delle belle gare in pattinaggio e questo mi dà molta fiducia per il tour dove con 6 gare distance, pari distribuite fra le due tecniche, può togliersi diverse soddisfazioni. Dopo Chicco e Defa è Giando quello che nelle distance può fare i risultati migliori. E' una pedina fondamentale per la composizione della staffetta. La serenità che ha in questo periodo, dopo anche aver cambiato i materiali, mi fa ben sperare, poi per carattere è uno che non molla mai.

Mirco Bertolina rintra dopo diversi problemi fisici. Proprio al Tour De Ski ottenne i primi punti in carriera.

Sono contento del ritorno di Mirco. Lo scorso anno era uscito di squadra, non riuscendo a marcare risultati per una pesante ernia alla schiena, che lo ha fatto disperare per tutta la preparazione e l'inverno di gare. Quest'anno ha vissuto una mezza odissea col Covid, rimanendo positivo per molte settimane e conseguente perdita di tanto allenamento durante l'estate. Nell'OPA Cup in Val Formazza si è preso il posto con i risultati ottenuti sul campo.

A concludere, i tre più giovani. Michael Hellweger ha centrato una buona qualificazione per poi ottenere il suo secondo miglior piazzamento in carriera a Dresda.

Hella è il nostro uomo di peso, quello con la massima espressione di potenza all'interno della nostra squadra. Gli diamo questa possibilità in Val Müstair poiché le sprint nei circuiti di Coppa Italia e OPA Cup sono le prove più difficili da organizzare in periodo di pandemia, per una questione logistica e di mantenimento del distanziamento. Dresda era il suo terreno, ma nella prima tappa del Tour de Ski in Svizzera speriamo riesca a fare risultato. A lui queste prove servono doppiamente per rimanere ai vertici e trovare posto in un gruppo sportivo, essendo l'unico non militare fra gli atleti del nostro team.

Nella scorsa stagione, Paolo Ventura era riuscito in alcune occasioni a dimostrare di poter essere un valido elemento da Coppa del Mondo.

Paolo è un distance puro che ama la tecnica classica, mentre soffre in pattinaggio. Il suo coinvolgimento è propedeutico a valutarne le qualità proprio nella sua tecnica in vista delle gare successive, Mondiali di Oberstdorf inclusi. Al Tour de Ski avrà tre gare alle quali puntare e mi aspetto che dia il 100%. Non è più in categoria under 23, ma nel pieno delle sue possibilità di dimostrare un livello da circuito di Coppa del Mondo. Ci aspettiamo un segnale che ci convinca a considerarlo un elemento costante da schierare nelle massime competizioni.

Infine, Davide Graz. Lo si aspettava a un ottimo risultato nella sprint di Davos, dove lo scorso anno fu 22°, primo fondista nato nel nuovo millennio a marcare punti di Coppa del Mondo. Invece, i punti questa volta li ha ottenuti nell'esordio distance, certo favorito dalle assenze, ma con la personalità adeguata ad affrontare una gara dura come una 15 a cronometro.

Per Davide vale il discorso di Martina Di Centa. Ha 20 anni e deve fare esperienza, confrontandosi con gare ravvicinate su più format. E' il nostro prospetto più completo, rapido e resistente, ama il pattinaggio ma va forte anche in classico. Durante la preparazione, in tutti i test era al livello di De Fabiani nelle distance e dava filo da torcere a Pellegrino nelle sprint. Rispetto allo scorso anno ha fatto un ulteriore salto di qualità. E' ben strutturato. Non so cosa aspettarmi, potrebbe fare bene in più di una gara, ma dobbiamo vedere fin dove portarlo. Il tour rimane un'esperienza logorante per un ragazzo così giovane. Mi piacerebbe ci sorprendesse in più gare.

Un'ultima riflessione sui giovani. Negli ultimi anni, a livello di rassegne iridate giovanili, le medaglie con Del Fabbro, Gabrielli, Graz, Armellini, le staffette e altri buoni piazzamenti non sono mancati. Cosa invece manca per vedere questi ragazzi competitivi anche in Coppa del Mondo?

Molto semplicemente serve un enorme salto di qualità. Fare buoni risultati a livello giovanile è importantissimo poiché tanti giovani hanno dimostrato di potersi poi confermare fra i grandi. Non c'è una ricetta, si tratta di diventare grandi, crescere dal punto di vista fisico e mentale. Avere un approccio maturo alla vita sportiva professionale e non solo. E' lo scalino più complicato, richiede la consapevolezza di sé e di come affrontare un percorso pieno di imprevisti e che non può tralasciare nulla. Per i fuoriclasse, vedi Klæbo o Johaug, il passaggio è indolore, come lo è stato in casa nostra in passato per Stefania Belmondo o Pietro Piller Cottrer. Per altri, come Giorgio Di Centa, Gabriella Paruzzi o Arianna Follis, è stato più graduale e ha richiesto molto più tempo.
Segreti in uno sport così completo e tecnico ce ne sono davvero pochi. Scorciatoie ancor meno!

Clamoroso passo indietro di Iivo Niskanen, che all’ultimo momento ha deciso di dare forfait e non prendere parte al Tour de Ski.

Inizialmente inserito nella lista dei convocati della sua selezione nazionale, il campione finlandese ha cambiato idea proprio alla vigilia della partenza per Val Müstair. «Abbiamo valutato la questione da molti punti di vista – ha affermato Niskanen in un comunicato – ci sono tanti pro e contro. Fondamentalmente, il Tour de Ski andrebbe affrontato dall’inizio alla fine. Atleticamente ci sarebbero buone possibilità di farlo, ma dall’altra parte ci sono troppi rischi per la salute. Ho quindi deciso di proseguire la mia stagione seguendo l’obiettivo principale, rappresentato dai Mondiali di Oberstdorf».

Niskanen è convinto di poter mantenere alta la sua condizione anche gareggiando in patria, in attesa poi di tornare in Coppa del Mondo con le tappe di Lahti e Falun: «Ci saranno buone competizioni a gennaio sia a livello nazionale che internazionale. Ci sono anche Lahti e Falun, dove tra le altre cose ci sarà una gara distance in più. Ho l’obiettivo di sciare e migliorare la mia condizione in vista di Oberstdorf».

Allo stesso momento dalla Finlandia è arrivata la rinuncia anche di Ristomatti Hakola. Quest’ultimo però l’ha fatto per problemi di salute in quanto ha avuto dei lievi sintomi influenzali (normale influenza). Un peccato perché l’atleta si era ben preparato per il Tour restando in uno chalet a Vuokatti per una settimana a 1700 metri.

Dopo la prima parte incentrata sulle difficoltà legate alla pandemia e le rinunce nordiche del primo mese di Coppa del Mondo, pubblichiamo la seconda parte della lunga intervista al Direttore Tecnico azzurro Marco Selle. Seguirà una terza che tratterà i convocati del settore maschile.

Il Tour de Ski (1-10 gennaio 2021) si avvicina e la squadra italiana si presenta con un mix di atleti più navigati e giovani in cerca di un fondamentale salto di qualità. 

Le scelte della direzione agonistica non sono state solo tecniche. Per cause di forza maggiore hanno dovuto tenere in considerazione le ovvie difficoltà logistiche e organizzative in tempo di pandemia. 

Marco, guardiamo avanti al Tour de Ski. Quali sono stati i criteri di selezione?

Quando devi fare delle convocazioni ci sono diversi aspetti da valutare, in primis i risultati e le potenzialità che i tecnici vedono negli atleti. In questo caso il limite di contingente non è stato sfruttato completamente. La scelta di chi portare è l'espressione dei tecnici della direzione agonistica. Sono in 5 a decidere, io e gli allenatori responsabili delle squadre seniores, che poi inoltrano i nominativi alla FISI.

Infatti, una volta diramata la lista dei convocati italiani per il Tour de Ski, che avendo ben due tappe italiane a Dobbiaco e in Val di Fiemme prevede un bonus di contingente, si è notato che non è stato utilizzato completamente. Per quale motivo?

Avremmo avuto la possibilità di schierare 20 atleti, 10 uomini e 10 donne. Tuttavia, muovere tante persone in questo periodo così delicato, comporta problemi superiori. 14 atleti, 7 e 7, da gestire in crisi pandemica, è ben più complesso rispetto a 20 in condizioni normali.

Venendo ai convocati, inizierei dalle donne veloci. Lucia Scardoni è stata un po' il riferimento in questo avvio di stagione. E' apparsa in generale più completa in tutto. E' piaciuto l'atteggiamento nelle sprint che, pur in assenza di norvegesi e svedesi, l'ha vista combattiva contro atlete già capaci di vincere o fare podio al cospetto di tutte le più forti.

Lucia è più completa rispetto al passato sia dal punto di vista atletico che tecnico, ma soprattutto mentale. La vedo ancora più convinta e maturata in quest'ultimo anno. Tutte queste cose messe assieme le permettono di avere la costanza di rendimento mostrata nella prima parte di stagione. Credo che questo si possa tradurre in una prestazione da classifica generale migliore rispetto agli anni passati.

Il suo comportamento nei turni della sprint di Dresda, 6^ nella prima finale skating della carriera, ha ricordato quello tenuto nella sprint in classico della Val di Fiemme del gennaio scorso, quando ottenne con il 5° posto il miglior risultato in carriera: tre turni tutti molto tirati e una gran tenuta fisica fino all'atto finale.

E' scaltra e capace di leggere la gara. In partenza non è dotata di uno spunto veloce tipico delle sprinter, ma sa come interpretare i turni e la scelta delle batterie.

Di contro, Greta Laurent continua ad avere i suoi problemi con lo scoglio dei quarti di finale. Dopo l'ottimo risultato, 7^ con miglior piazzamento in carriera, nella durissima sprint in salita di Åre lo scorso inverno, credi sia una questione di tattica o di motore?

In quella gara (vinta da Therese Johaug oltretutto, n.d.r.), se non si aveva motore non si arrivava in cima. Vedere quella rampa dal vivo era impressionante. Le qualità ci sono, deve riuscire a leggere meglio la gara.

Passiamo alle più esperte Elisa Brocard e Ilaria Debertolis, le quali cercano di rilanciarsi in un contesto più qualificato di Davos.

Elisa e Ilaria si sono qualificate attraverso delle buone prestazioni nei test e nelle gare fatte finora. La convocazione se la sono conquistata sul campo. Dato che sono abbastanza polivalenti, hanno ben otto possibilità in otto gare di fare risultato, sia nelle gare veloci che nelle distance. Loro sono la dimostrazione che chi rimane fuori dalle squadre nazionali può rientrare in gioco attraverso i risultati. Mi auguro che si tolgano soddisfazioni.

Infine le giovani. Anna Comarella dai Mondiali di Seefeld 2019 ha dimostrato di poter diventare una delle migliori venti fondiste distance al mondo. Ora si tratta di alzare le punte di rendimento.

Anna è l'atleta più costante. Da ragazzina 15enne era già in grado di fare la staffetta ai Mondiali juniores. Nella scorsa stagione è stata la fondista italiana in grado di fare più punti di Coppa del Mondo. Non è in squadra A solo per una questione anagrafica che ci ha portato a inserirla nel progetto Milano-Cortina 2026. Mi aspetto che si faccia trovare pronta, soprattutto per un buon piazzamento nelle distance in classico.

La coetanea Francesca Franchi si trova a dover riscattare lo sfortunato ritiro dello scorso Tour de Ski.

Francesca cadde nella prima gara a Lenzerheide e si infortunò. Questo complicò il resto della sua stagione. A inizio dicembre a Goms in OPA Cup, ha fatto una cosa di altissimo valore vincendo la 10 skating con distacco su atlete di caratura (rifilò un minuto di distacco a Nadine Fähndrich poi 12^ a Davos, n.d.r.), ma già in fase di preparazione si capivano le sue potenzialità. Ha fatto capire che ha delle qualità da mettere in pista anche a questi livelli. Anche lei è abbastanza completa e con otto gare a disposizione, mi auguro che la sfortuna dello scorso anno venga compensata da buoni risultati.

Infine la fondista al debutto, che porta un pesante cognome per lo sci di fondo italiano e internazionale, Martina Di Centa, figlia di Giorgio e nipote di Manuela, pluricampioni olimpici.

Martina la conosco da quando era una ragazzina che partecipava ai camp di Futur FISI. Avere alle spalle una famiglia di campioni è utilissimo per la sua crescita. Va solo lasciata tranquilla. Quest'anno ha fatto un grossissimo salto di qualità per essere al primo anno di categoria under 23. E' qui per fare esperienza guardando al futuro, ma la convocazione l'ha ottenuta sul campo attraverso le gare di qualificazioni in Coppa Italia a Dobbiaco e la OPA Cup di Val Formazza.

Una qualificazione inutile quella a cui abbiamo assistito nella giornata di ieri, tranne che per Aschenwald che vincendola si è messo da parte i soldi del premio riservato al vincitore di giornata. Secondo quanto riferito dai media polacchi, perché mancano ancora le conferme ufficiali, tanto che sul sito della FIS è ancora presente la start list originale, la FIS ha infatti cancellato tutto e riammesso la squadra polacca a seguito della negatività riscontrata questa mattina nel test cui si è sottoposta ieri tutta la squadra. Alla gara parteciperanno quindi tutti, anche i veri lucky loser, coloro che dopo il salto di ieri erano stati eliminati.

Niente scontri diretti quindi, né Bresadola contro Soukup, come era da programma. Per entrare nei trenta bisognerà effettuare uno dei migliori trenta salti, come nella normalità. Gara quindi rivoluzionata, nella speranza che il clima sia clemente, perché se dovesse capitare una giornata tipo quella di ieri assisteremmo ad una vera e propria maratona.

Al di là però del dispiacersi per aver assistito ieri ad una qualificazione già di per sé bruttina, a causa delle condizioni metereologiche e per le assenze, diventata ora anche inutile, bisogna però dire che giustizia è stata fatta riammettendo gli atleti polacchi esclusi per un test falso positivo di Muranka.

Riavvolgiamo il nastro. Nel test svolto ad Oberstdorf due giorni fa Muranka era risultato positivo e questo aveva portato all’esclusione di tutto il team in quanto gli atleti erano stati ritenuti contatti stretti del positivo. Lunedì mattina dei nuovi test avevano confermato la negatività di tutto il gruppo e la leggera positività di Muranka. Alle 21.00 di lunedì sera, la Polonia è riuscita ad ottenere la possibilità di schierare la sua squadra se i risultati dell’ultimo test, che sarebbero stati annunciati questa mattina, fossero risultati negativi. Se anche solo uno dei polacchi fosse stato positivo, ovviamente Muranka compeso, la competizione sarebbe andata avanti come da programma con i cinquanta qualificati.

Alle 9.00 di questa mattina la Polonia ha annunciato che tutti i suoi atleti ed anche i tecnici sono risultati negativi al coronavirus, quindi riammessi alla competizione, cancellando di fatto la qualificazione di ieri.

Decisivo anche l’intervento del governo, in quanto il ministro dello sport Piotr Glinski aveva chiamato direttamente il governo della Baviera per chiedere la riammissione dei suoi atleti. Forti pressioni sono anche arrivate dal direttore agonistico della squadra, l’ex campione Adam Malysz, che aveva usato parole forti verso nel chiedere la riammissione dei propri atleti. «Non siamo contadini – ha affermato, secondo quanto riportato da Ski-Nordique – ma una squadra di alto livello venuta a combattere contro i suoi rivali».

Alla fine la Polonia ha avuto ragione e giustizia è stata fatta. La domanda resta però sempre la stessa: cosa sarebbe accaduto con nazioni politicamente più deboli? Forse è anche inutile porsela, sappiamo già la risposta.

Arriva subito una brutta tegola sul Torneo dei Quattro Trampolini, l’evento più atteso della stagione del salto con gli sci, assieme ovviamente ai Mondiali. Dopo la positività al covid-19 riscontrata nel test che è stato svolto sabato da Klemens Muranka, è arrivata la decisione da parte degli organizzatori della competizione di Oberstdorf, che apre la competizione, di escludere l’intera squadra polacca dalla prima gara, ritenendo tutti gli atleti un contatto stretto di Muranka.
    
Ciò significa che ognuno degli atleti polacchi ha avuto un contatto diretto con l’atleta faccia a faccia per almeno 15 minuti, oppure è rimasto chiudo in una stanza o in auto con lui per circa mezz’ora.

«Ci dispiace per questa decisione – ha affermato a skijumping.pl Florian Stern, segretario generale dell’evento di Oberstdorf – ma le nostre autorità sanitarie non avevano altra scelta che quella di proteggere gli altri atleti. Per la decisione delle autorità non possiamo permettere alla squadra polacca di partecipare alla competizione di Oberstdorf. Il periodo di quarantena per i saltatori e lo staff tecnico polacco non è stato ancora determinato. Qui stiamo ancora aspettando altri test. Se dovessero essere negativi, ci sarebbe la possibilità che la Polonia possa tornare a gareggiare nel torneo».

In ogni caso, mancando la prima competizione, alcuni dei favoriti si troveranno già privi della possibilità di vincere il Torneo dei Quattro Trampolini. Una grande beffa. 

Non è un Natale come gli altri a casa Di Centa. Non tanto per le restrizioni dovute all’emergenza covid, che ovviamente limitano gli spostamenti e la possibilità di incontrarsi con parenti ed amici per qualche tombolata o partita carte, ma per la lieta notizia che la giovane Martina, classe 2000, ha ricevuto negli ultimi giorni: la friulana è infatti stata convocata per il Tour de Ski che partirà in Val Müstair e inizierà quindi il 2021 facendo il suo esordio in Coppa del Mondo.

Per Martina Di Centa è un bellissimo traguardo, o forse sarebbe meglio definirla una tappa, di quella che si spera possa essere una carriera ricca di soddisfazioni. La friulana del Centro Sportivo Carabinieri è cresciuta tantissimo negli ultimi tre anni e mezzo, salendo due gradini alla volta. Sembra passato moltissimo tempo da quando nel maggio 2018 ancora non aveva deciso se proseguire sia nel fondo che nel biathlon, sua grandissima passione, al quale ha rinunciato un po’ a malincuore per concentrarsi anima e corpo sul primo. Anche perché Martina è fatta così, è una ragazza molto matura per la sua età, che dietro al volto gentile e i modi educati nasconde l’animo di una combattente, che la porta ad affrontare ogni prova con decisione e determinazione pronta sempre a lottare per raggiungere l’obiettivo prefissato, magari facendo anche qualche scelta difficile e dolorosa. Questa volta però è andata oltre le sue aspettative, perché non si sarebbe aspettata di fare il suo esordio in Coppa del Mondo dopo appena un mese dal suo esordio da senior, arrivato al termine di un’estate turbolenta a causa di un problema fisico.

L’abbiamo contattata proprio alla vigilia di Natale per parlare con lei dell’esordio in Coppa del Mondo, che avverrà proprio al Tour de Ski, e questo inizio di stagione che la vede in crescita. Con la sua grande educazione, la solita calma e qualche risata, Martina ci ha raccontato come sta vivendo l’attesa dell’esordio, anche se non si pone ovviamente aspettative.

Ciao Martina, complimenti per questa convocazione. Come hai reagito quando ti è stato comunicato che avresti fatto parte del contingente azzurro che parteciperà al Tour de Ski?
«Sono stata felicissima, anche se non è stata una vera e propria sorpresa, in quanto già dopo la tappa di OPA Cup a Goms si era palesata l’opportunità di fare l’esordio in Coppa del Mondo già a Davos. Discutendone assieme ai tecnici della nazionale, che ringrazio per avermi ascoltata, abbiamo deciso di aspettare ancora un po’, andarci con calma e avere prima delle conferme in Coppa Italia a Dobbiaco e in OPA Cup a Riale. In queste competizioni ho avuto le sensazioni e le conferme che speravo sulla mia condizione. Quando mi è stato quindi comunicato che avrei partecipato al Tour de Ski, ho avuto un misto di gioia e soddisfazione per tutto il lavoro che ho fatto in questo periodo. Significa che ne è valsa la pena soffrire di più questa estate, se poi ciò ha portato ad ottenere già questo bel risultato ad inizio stagione».

Alla vigilia della stagione, in un’intervista rilasciata a Katja Colturi per Fondo Italia avevi ammesso di non pensare ancora all’esordio in Coppa del Mondo, che non ti aspettavi arrivasse a breve.
«No, perché con tutti i cambiamenti che c'erano stati in estate e gli allenamenti persi, anche se ovviamente qualcosa ho fatto, ero convinta di arrivare impreparata al via della stagione, credevo di essere indietro rispetto alle altre. Non era nei programmi arrivare subito in Coppa del Mondo. Certamente sono partita con l’obiettivo di impegnarmi al massimo, come ho sempre fatto, ma non pensavo di essere già lì con atlete di grande esperienza rispetto a me».

Parlaci proprio dell’estate. Deve essere stato difficile per te dover fronteggiare un infortunio proprio in occasione della preparazione alla tua prima stagione da senior.
«Non ho vissuto un momento facile. Avevo approcciato alla preparazione con grande entusiasmo, tanta voglia di crescere ed imparare, perché volevo essere pronta per il salto di categoria. Poi è arrivato questo infortunio al piede, del quale all’inizio non avevo nemmeno compreso la sua gravità. Poi mi è stato detto che non avrei dovuto fare alcun intervento, ma il problema si sarebbe risolto da solo nel tempo e non avrei potuto fare altro che riposare ed armarmi di pazienza, senza quindi allenarmi come avrei voluto e dovuto. All’inizio non ho reagito bene, ero molto arrabbiata, poi mi sono messa il cuore in pace comprendendo che arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla, ma le energie andavano concentrate solo sulla guarigione e ovviamente sull’allenarmi nel modo giusto senza peggiorare la situazione. In realtà questo periodo mi è stato molto utile ad avere anche un approccio diverso all’allenamento, in quanto ero solita fare tutto a prescindere, mentre ora ho imparato ad ascoltare di più il mio corpo ed adattarmi di conseguenza perché ciò porta maggiori benefici».

In estate hai anche cambiato allenatore ed ora sei seguita da Simone Paredi. Come ti stai trovando con lui?
«Molto bene, perché già dall’inizio mi sono trovata subito d’accordo con il suo modo di impostare l’allenamento, l’organizzazione di tutto. Inoltre a livello personale mi sono trovata doppiamente bene, perché mi ha aiutata tantissimo nelle difficoltà fisiche che ho avuto, si è adattato alle mie esigenze, aiutandomi così a riprendermi ed allenarmi.  Credo non sia stato facile nemmeno per l’allenatore modulare tutto questo insieme. Non è stato il solo ad aiutarmi, anche il fisioterapista Claudio Saba ha avuto un ruolo molto importante, così come tutti i compagni e le compagne del gruppo Milano-Cortina, che ringrazio».

Qual è la tua più grande curiosità in vista dell’esordio in Coppa del Mondo?
«Non saprei. Voglio prima di tutto vedere cosa significa gareggiare con atlete che hanno tanta esperienza e sono abituate a sfidarsi dando tutto. Sono curiosa di vederle dal vivo, essere lì con loro e fare esperienza sulla mia pelle. Per me è l’occasione di mettermi alla prova e capire poi a che punto sono e su cosa lavorare».

C’è un’atleta in particolare che sei curiosa di affrontare in pista?
«In generale sarà bello vedere le atlete di nazionali molto competitive come Russia e Svezia. Certo, purtroppo non ci sarà la Norvegia».

Dispiaciuta quindi per l’assenza della Norvegia?
«Certo, mi dispiace, perché sarebbe stato diverso se fossero state tutte presenti. Ma alla fine il livello sarà ugualmente molto alto, visto che sarà l’unica nazione a mancare».

Tanto Fossesholm in pista l'hai già affrontata.
«Si e va tanto veloce (ride, ndr)».

Al termine del tuo Tour de Ski sarai soddisfatta se?
«Se sarò consapevole di aver dato tutto e se sarò riuscita ad arrivare almeno a fare la tappa di Dobbiaco. Vedremo gara per gara, cercherò di ascoltare il mio corpo e vedere se varrà la pena di continuare o sarà meglio fermarsi. Non ho esperienza, non ho mai affrontato un tour con tante gare una dietro l’altra, quindi non posso sapere come sarà l’impegno a livello fisico. Certo, il sogno sarebbe arrivare in Val di Fiemme. Vedremo».

Come abbiamo detto, l’esordio è una tappa importante della tua carriera. Vuoi ringraziare qualcuno?
«Tutti coloro che in qualche modo mi hanno supportata consentendomi di essere qui. Dal Centro Sportivo Carabinieri alla squadra nazionale, nella quale comprendo tutti gli atleti e i tecnici, ovviamente la mia famiglia e generalmente anche chi da fuori mi ha seguita. A tutti voglio dire grazie».

Mercoledì vi avevamo anticipato che la tappa di Coppa del Mondo in programma a Falun a fine gennaio avrebbe avuto una competizione in più. La conferma ufficiale è arrivata questa mattina dalla FIS che ha anche annunciato i format di gara previsti.

Ad aprire il fine settimana sarà un’individuale a cronometro in skating da 10km per le donne e 15km per gli uomini. Questa è la competizione inizialmente non prevista in calendario. Sabato, invece, si disputerà la prova già prevista in tecnica classica, sempre da 10 e 15 chilometri, ma cambierà il format. Anziché una gara a cronometro, presente nel programma iniziale, si gareggerà con il format mass start.
Infine la domenica il weekend si chiuderà come già previsto con la sprint in tecnica classica.

Molti si rammaricheranno del fatto che si sia optato per una nuova mass start in classico, format non bellissimo, quando forse si sarebbe potuto godere di un inseguimento, probabilmente più entusiasmante

Forse anche per correre meno rischi e riuscire a mantenere intatta con maggiore facilità la propria bolla, l’Italia si presenterà al via del Tour de Ski con un contingente di quattordici atleti, sette uomini ed altrettante donne.
Il prossimo 1 gennaio a Val Müstair, in Svizzera, si presenterà una squadra azzurra molto variegata, composta da atleti esperti e alcuni giovani, tra i quali anche una debuttante assoluta: Martina Di Centa.

La giovane classe 2000 del Centro Sportivo Carabinieri è stata protagonista di un bellissimo inizio di stagione, nel quale non è sembrata accusare il salto di categoria da junior a senior. Negli anni scorsi la ventenne friulana era sempre partita un po’ a rilento nelle prime uscite per poi cambiare decisamente passo nella seconda parte di stagione. Quest’anno, invece, Di Centa ha iniziato immediatamente con il piede giusto, facendosi subito trovare nelle prime posizioni prima nei test di Livigno, poi in OPA Cup a Goms, in Coppa Italia a Dobbiaco e ancora in OPA Cup a Riale, guadagnandosi così una meritata convocazione. Ovviamente è inutile anche sottolineare che per lei sarà soprattutto una bellissima esperienza da vivere intensamente, provando ovviamente a dare il massimo con tutta la sua grinta e quella professionalità da ragazza molto più matura dei suoi vent’anni.

Nella squadra maschile naturalmente occhi puntati su Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani. Entrambi hanno obiettivi importanti per l’evento che si chiuderà in Val di Fiemme. Esordio al Tour de Ski per l'atteso Davide Graz e Paolo Ventura, che sogna di arrivare fino in fondo per gareggiare nella sua Tesero. Con loro ci saranno anche Bertolina, che sul Cermis ottenne i suoi primi punti in Coppa del Mondo, Hellweger e Salvadori, con quest’ultimo che vuole confermare quei buoni segnali mostrati nelle passate settimane.

Nel contingente femminile, oltre a Martina Di Centa, sono confermatissime Greta Laurent e Lucia Scardoni, che lo scorso anno fece sognare il podio nella sprint in Val di Fiemme, tornano Elisa Brocard ed Ilaria Debertolis, già presenti a Davos, ed infine completano il gruppo Anna Comarella e Francesca Franchi. La prima per confermare e magari migliorare quanto di buono fece lo scorso anno, la seconda per rifarsi della sfortuna che la costrinse al ritiro dopo pochi metri del via della mass start di Lenzerheide.

Ricordiamo che il Tour de Ski avrà tre gare in Val Müstair dall'1 al 3 gennaio, poi si trasferirà a Dobbiaco il 5 e 6 gennaio, quindi si chiuderà in Val di Fiemme dall'8 al 10.

CONTINGENTE ITALIANO AL TOUR DE SKI

UOMINI
Federico Pellegrino (1990 – Fiamme Oro)
Francesco De Fabiani (1993 – Esercito)
Giandomenico Salvadori (1992 – Fiamme Gialle)
Mirco Bertolina (1991 – Carabinieri)
Michael Hellweger (1996 – Fiamme Oro)
Davide Graz (2000 – Fiamme Gialle)
Paolo Ventura (1996 – Esercito)

DONNE
Greta Laurent (1992 – Fiamme Gialle)
Lucia Scardoni (1991 – Fiamme Gialle)
Elisa Brocard (1984 – Esercito)
Ilaria Debertolis (1989 – Fiamme Oro)
Anna Comarella (1997 – Fiamme Oro)
Francesca Franchi (1997 – Fiamme Gialle)
Martina Di Centa (2000 – Carabinieri)

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