Redazione

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Per la seconda volta in carriera Federico Pellegrino ha vinto la coppa di specialità sprint. Per l’occasione la FIS ha organizzato una conferenza stampa web per celebrare l’azzurro e conoscere i suoi pensieri al termine della stagione.

Ovviamente rispetto a cinque anni fa, quando vinse la prima coppa di specialità, il percorso per arrivare a questo successo è stato ben diverso, soprattutto a causa dell’emergenza covid e dell’infortunio estivo. «Come tutti sapete l’emergenza covid ha posto il mondo in una situazione difficile, abbiamo avuto più cose a cui fare attenzione. Quindi nel corso della stagione è stato più difficile gestire il tutto. A questo ci aggiungo personalmente anche un infortunio subito in estate, proprio ad agosto durante la preparazione, non il miglior periodo per farsi male. Sono quindi soddisfatto ed orgoglioso di come io ed il mio team siamo riusciti ad affrontare tutte queste problematiche».
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L’azzurro ha poi raccontato come ha vissuto questa stagione molto particolare a causa dell’emergenza covid. «Abbiamo dovuto pianificare meglio le cose, sapendo che tutto sarebbe potuto cambiare. In passato sapevamo cosa ci aspettava dall’inizio della preparazione a giugno alla fine della stagione ad aprile, ma quest’anno non è stato lo stesso. Ogni giorno non sapevi cosa sarebbe potuto accadere quello successivo e come le cose sarebbero andate avanti. Sapevamo che ci sarebbero state gare cancellate e qualcosa del genere. È stata dura. Anche il fatto di indossare la mascherina, rispettare la distanza sociale anche con compagni di squadra e tecnici, fare attenzione a tutto. La parte più difficile è stata che rispetto al passato, quando tornando a casa dalle gare stavamo qualche giorno con la famiglia staccando completamente dalla Coppa del Mondo, quest'anno non potevamo farlo. Ho salutato la mia famiglia alla fine di settembre e da quel momento non l'ho più vista. Questa è stata la parte più dura del mio lavoro quest’anno. Ho cercato di farlo nel modo più professionale possibile. Sono soddisfatto di come siamo riusciti a gestire la situazione. È stato difficile, bisognava fare attenzione a molte più cose ed in Italia è anche più difficile, in quanto viviamo in maniera diversa rispetto al nord, c’è una maggiore densità di popolazione, quindi è più complicato mantenere le distanze. In inverno abbiamo avuto tanti casi e abbiamo dovuto tenere sempre alta l’attenzione».

A far felice Pellegrino, più della vittoria della coppa di specialità è l’aver ritrovato quelle sensazioni in skating che gli mancavano: «Personalmente questa Coppa del Mondo ha un po’ meno valore, perché so che è per l’atleta più forte nelle sprint, ma so di non esserlo. Qualcuno doveva fare le gare e vincere qualcosa, io l’ho fatto. Gareggiare senza Klæbo mi ha portato a cambiare tattica. Ho gareggiato molto diversamente, meno attendista, più offensivo nel corso delle batterie ed in finale. Le sensazioni di questa stagione erano veramente buone, ne avevo bisogno per iniziare a pensare alle Olimpiadi di Pechino, dove ci sarà una sprint in skating e so che lì potrò provare ad essere il migliore. Il mio obiettivo quest’anno non era solo conquistare il podio o ottenere vittorie, ma tornare a cercare le mie migliori sensazioni passate, ne avevo bisogno per lavorare sulla prossima stagione. Non appena a dicembre è stato chiaro che i norvegesi non avrebbero gareggiato, la mia mente si è fissata automaticamente sulle Olimpiadi del 2022, concentrandomi sulle sprint in skating e per questo sono orgoglioso di quanto fatto a dicembre. Non so se celebrerò molto questa Coppa del Mondo, anche perché al momento non è permesso farlo. Sono molto orgoglioso, anche perché molte volte Bolshunov mi aveva detto che avrebbe voluto vincere anche questa. Penso però che quando è caduto in qualificazione a Falun si sia concentrato sui Mondiali. Come nel 2016 al Tour de Ski Northug mi disse che di voler vincere la coppa sprint perché non l’aveva mai fatto ed io la vinsi, così Bolshunov mi ha detto più volte che avrebbe voluto vincere questa coppa quest’anno e l’ho fatto io, quindi sono orgoglioso».

Il poliziotto valdostano ha quindi fatto un bilancio della sua stagione: «Sono particolarmente orgoglioso di quanto fatto a dicembre ed anche ad inizio gennaio, quando al Tour de Ski ho provato questa nuova esperienza di arrivare fino alla fine con otto gare. Ho imparato qualcosa anche lì. La parte meno felice è stata il Mondiale. Ero abbastanza in forma, ma ho avuto qualche problema ad adattarmi alla neve. Non ho avuto problemi mentali, fisici o con gli sci, ma so che con condizioni di neve bagnata per me diventa più difficile ottenere i miei obiettivi. Sono orgoglioso di aver fatto il meglio possibile. Nella team sprint non siamo stati molto fortunati ad essere inseriti nella seconda semifinale con neve lenta, abbiamo speso molte energie e non siamo stati così in grado di andare a medaglia. Poi siamo tornati a casa presto all’inizio della seconda settimana ed è stata veramente dura. Ecco, per me quello è stato il punto più basso della stagione, anche se è stato giunto andare via».

Pellegrino ha quindi parlato della sua preparazione e dei cambiamenti fatti in questa stagione, nella quale è tornato ad essere seguito da Benedetto. «Ho cambiato qualcosa nella mia preparazione. Sono tornato al mio vecchio preparatore atletico, che avevo avuto fino a Pyeongchang. Ho ripreso a lavorare molto in palestra. In questo senso, l’infortunio ha quasi aiutato, perché l’unico allenamento possibile era proprio quello in palestra. Mi sono concentrato su ogni singolo muscolo che volevamo fosse più forte e veloce. Questo tipo di lavoro mi ha aiutato molto, come sapevo già perché avevo l’esperienza passata con lui. Ciò mi ha aiutato molto per questa stagione ma lo farà ancora di più per la prossima».

Il valdostano ha anche chiare le idee su cosa fare nelle prossime settimane appena conclusa la stagione, anche se ovviamente è tutto legato a come evolverà la situazione covid. «Qui in Engadin ci sono delle belle condizioni di neve e se le leggi lo permetteranno, cercherò di fermarmi e stare qui più tempo. Voglio continuare a sciare molto nelle prossime settimane, anche in condizioni primaverili nelle quali devo migliorare. Cercherò di fare attenzione a come evolverà la situazione internazionale con il covid, magari potrei andare in Norvegia ad aprile per sciare di più, oppure fare sci alpinismo in Valle d’Aosta per trovare la neve più in alto».

Alla fine della Coppa del Mondo mancano ancora due gare e Pellegrino occupa la terza posizione della classifica generale. L’azzurro ovviamente sogna il podio, ma è consapevole che sarà molto complicato riuscire ad ottenerlo: «Il podio sarebbe un bell’obiettivo ma sono consapevole che sarà difficile. Se fosse rimasto il programma di Oslo con una sprint e la 50 mass start avrei veramente puntato a salire sul podio, ma qui ad Engadin abbiamo una 15 km mass start e la 50 pursuit, quindi sarà difficile pensare al podio della Coppa del Mondo. Farò del mio meglio».

La testa è andata nuovamente alle Olimpiadi del prossimo anno. Pellegrino non si è nascosto: «Il mio massimo obiettivo è l’oro, ho vinto tante volte in Coppa del Mondo, due coppe del mondo sprint, ho un oro ed un argento mondiali, l’argento olimpico in classico, quindi senza dubbio il massimo obiettivo è l’oro in skating. So che non sono giovane come in passato, ma Hattestad vinse l’oro a Sochi quando aveva 32 anni. Il prossimo sarà il trentaduesimo anno della mia vita, quindi se posso perché non sognare e lavorare per questo. Sicuramente anche la team sprint potrebbe essere un'opportunità, io e De Fabiani vincemmo la medaglia a Seefeld in classico, non siamo male nel format. La quota? Vivo a 1400 metri, mi alleno spesso in altura. Ovviamente preparare una gara a 1700 è ben diverso, ma storicamente faccio bene quando gareggio in altitudine, vedi Davos, Val Müstair o Lenzerheide. Ho conquistato tanti podi in quota. Al momento non ho ancora pianificato la preparazione per la prossima stagione, ma ovviamente dovremo tenere a mente anche la quota».

La FISI ha purtroppo confermato che la squadra azzurra abbandona il Mondiale di Oberstdorf.

«In applicazione ai protocolli federali, le Nazionali di sci nordico (inclusi tecnici, service men e personale generico), impegnate nei Mondiali di Oberstdorf (Ger) sono state regolarmente sottoposte a tampone quotidiano, anche oltre le misure richieste dall’organizzazione locale, per garantire la maggiore sicurezza e tranquillità degli atleti in gara.

Purtroppo, fra il personale generico e i tecnici della missione italiana, sono stati riscontrati casi di positività. Pertanto, il Presidente federale in accordo con il medico delle squadre dott. Balestrieri, presente sul posto, hanno deciso di far rientrare in Italia le rappresentative presenti al Mondiale tedesco, sia per salvaguardare la salute degli atleti azzurri che per garantire una prosecuzione sicura delle gare iridate.»

Potrebbe arrivare una notizia dolorosa dal ritiro della nazionale italiana di sci nordico. Tutto il contingente azzurro avrebbe infatti deciso di lasciare Oberstdorf e abbandonare così il Mondiale con alcuni giorni di anticipo rispetto alla sua conclusione. Dopo i casi di positività al covid-19 che sono stati riscontrati nei giorni scorsi e hanno coinvolto staff tecnico del salto femminile e l’atleta azzurra Jessica Malsiner, provocando così il ritiro di tutta la squadra di salto, arrivato sabato scorso, altri membri del personale a seguito del contingente azzurro avrebbero avuto degli esiti positivi dai tamponi effettuati e dovrebbero esserci stati anche casi nello staff del salto riscontrati una volta tornati in Italia.
   
A questo punto, la decisione, presa dal responsabile medico della squadra d'accordo con la FISI, sarebbe stata di chiudere anticipatamente il Mondiale e tornare tutti in Italia. Una notizia che, se confermata, sarebbe triste, dolorosa e farebbe sicuramente tanto rumore ma evidentemente ritenuta necessaria. Ovviamente dispiace pensare che atleti come Nöckler e Jeantet, che avrebbero raggiunto Oberstdorf oggi, non potranno ugualmente prendere parte all'evento. Ma così sarebbe stato deciso per la sicurezza di tutti i componenti del contingente azzurro, essendoci quello che sembrerebbe esserci una sorta di cluster. Un virus maledetto e imprevedibile, se si considera che per esempio Lara Malsiner, sicuramente il contatto più stretto della sorella Jessica ed anche lei a contatto con lo staff della squadra femminile, è tornata in Italia dopo notevoli test effettuati sempre con esito negativo.

Non vi sono grandi sorprese nel quartetto azzurro che sarà domani al via della 10 km femminile. Due giovani e due atleti più esperte si presenteranno al cancelletto di partenza per l'individuale a cronometro che inizierà alle 13.15 in una giornata che si annuncia molto calda. Francesca Franchi (1997 - Fiamme Gialle), Anna Comarella (1997 - Fiamme Oro), Lucia Scardoni (1991 - Fiamme Gialle) ed Ilaria Debertolis (1989 - Fiamme Oro) sono le prescelte. La poliziotta trentina farà così il suo esordio in quello che è il suo quinto mondiale. Una convocazione conquistata sul campo nelle gare italiane, utili per fare la selezione, ed alcuni test che si sono svolti in queste settimane. C'è curiosità poi di vedere all'opera Francesca Franchi, che nello skiathlon è piaciuta molto in skating, mentre Anna Comarella e Lucia Scardoni cercheranno di confermare quanto di buono fatto a Dobbiaco, quando non c'erano le norvegesi ma erano comunque presenti tutte le altre.

I PRECEDENTI DELLE QUATTRO AZZURRE NELLA 10 KM TL (A CRONOMETRO)

Ilaria Debertolis

Mondiali: 21ª (Falun 2015), 39ª (Val di Fiemme 2013)

Coppa del Mondo Best Result: 13ª (Ulricehamn 2017)

Nella Stagione Attuale: 24ª Davos e 30ª Dobbiaco

 

Lucia Scardoni

Mondiali: Esordio nel fomat

Coppa del Mondo Best Result: 14ª (Dobbiaco 2021)

Nella Stagione Attuale: 14ª Dobbiaco

 

Anna Comarella

Mondiali: Esordio nel format

Coppa del Mondo Best Result: 12ª (Dobbiaco 2021)

Nella Stagione Attuale: 18ª Davos; 12ª Dobbiaco

 

Francesca Franchi

Mondiali: Esordio nel format

Coppa del Mondo Best Result: 17ª (Davos 2021)

Nella Stagione Attuale: 17ª Davos; 32ª Dobbiaco; 44ª Falun

Ha vinto la Svezia di Dahlqvist e Sundling, come da pronostico, ma la team sprint femminile ha riservato non poche sorprese. Sul podio della gara, infatti, non sono salite le due super potenze dello sci di fondo, Norvegia e Russia, incappate entrambe in una cocente delusione rispetto alle aspettative. Al loro posto, sul podio sono salite le sorprese Svizzera, con Laurien Van der Graaff ed una pazzesca Nadine Fähndrich, e la Slovenia di Eva Urevc e Anamarija Lampic, quest'ultima autrice di un'ultima frazione da grande campionessa qual è.

La team sprint femminile è stata innanzitutto la logica celebrazione della superiorità del movimento svedese, che in questo format non ha rivali e si propone ovviamente anche per l'oro olimpico. Una rosa di atlete di altissimo livello così ampia, che ha consentito ai tecnici di lasciare fuori Johanna Hagström, apparsa in ottima forma, e soprattutto quella Linn Svahn che è oggi considerata la miglior sprinter del pianeta. Una coppia che se messa in pista avrebbe lottato per l'oro e non sarebbe mai scesa dal podio. Senza dimenticare che in Svezia hanno lasciato andare verso il biathlon quella Stina Nilsson che era la leader delle sprinter svedesi ed oro olimpico in carica. Oggi però in Svezia nessuno ne sente la mancanza, cosa impossibile da immaginare in qualsiasi altra nazione.

Decisiva per la vittoria svedese una grandissima azione di Sundling nella quarta frazione che ha permesso di dare del margine a Dahqlvist apparsa non al meglio. Proprio nella quinta frazione ha quindi provato l'attacco la Russia con Stupak, perfettamente riuscito. La russa e la svedese hanno preso del margine all'ultimo cambio, con Tiril Udnes Weng, Van der Graaff e Brennan a 3", mentre Urevc scoppiata nel finale a 6". Ma l'ultima frazione ha regalato tante emozioni e sorprese. Sundling si è messa subito in testa a far ritmo con Nepryaeva, ma alle loro spalle Fähndrich è andata a tutta riuscendo a staccare le altre e creare così un terzetto in testa, mentre Falla e Bjornsen hanno visto presto sopraggiungere ed andarsene la solita splendida Lampic. Sull'ultima salita Fähndrich ha provato addirittura l'attacco, Sundling ha risposto, mentre Nepryaeva si è staccata andando in difficoltà e sentendo tutta la fatica di queste ultime settimane nelle quali ha fatto di tutto per recuperare in vista del Mondiale. Da dietro è sopraggiunta a tutta velocità Lampic che non si è data per vinta alla ricerca di un magico bronzo. Così, mentre davanti Sundling è riuscita a completare l'opera imponendosi su una Fähndrich da applausi, Lampic è riuscita sul rettilineo finale a stampare Nepryaeva e conquistare la terza medaglia in carriera, facendo far festa a tutto il movimento sloveno. Dall'altra parte fortissima le delusione per la russa a terra in lacrime assieme a Stupak. Una delusione forte per loro come per una Norvegia clamorosamente distante dal podio e solo sesta. Su questa neve era davvero difficile per una Falla reduce da una stagione difficile.

Niente finale per l'Italia. La coppia formata da Lucia Scardoni e Greta Laurent è giunta quinta nella propria batteria, risultando la prima delle squadre non ripescate per appena un secondo.

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OBERSTDORF - Sarà un'Italia molto giovane quella che scenderà in pista domani per lo skiathlon. Media d'età al di sotto dei ventiquattro anni nella gara femminile delle 11.45, dove ai nastri di partenza si presenteranno Caterina Ganz (1995 - Fiamme Gialle), Francesca Franchi (1997 - Fiamme Gialle), Anna Comarella (1997 - Fiamme Oro) e Martina Di Centa (2000 - Carabinieri). Per Franchi e Di Centa sarà l'esordio assoluto in un Mondiale.

Nella gara maschile, invece, ci saranno due atleti più esperti e due più giovani. Farà il suo esordio mondiale Paolo Ventura (1996 - Esercito). Con lui ci saranno Simone Daprà (1997 - Fiamme Oro), Giandomenico Salvadori (1992 - Fiamme Gialle) e Stefano Gardener (1990 - Carabinieri).

I RISULTATI NEL FORMAT

FEMMINILE

Per quanto riguarda i precedenti in questo tipo di gara, Anna Comarella arrivo 17ª ai Mondiali di Seefeld nel 2019, mentre lo scorso anno ad Oberstdorf, in Coppa del Mondo, chiuse 35ª. L'azzurra da giovane chiuse anche 7ª nei Mondiali Under 23 di Goms e 4ª in quelli Juniores negli USA.
Francesca Franchi ha partecipato solo allo skiathlon dello scorso anno ad Oberstdorf, chiudendo 46ª. La trentina arrivò anche 18ª nel 2017 ai Mondiali Juniores di Soldier Hollow.
Caterina Ganz è al terzo skiathlon iridato. La trentina arrivò 24ª a Lahti nel 2017 e 33ª a Seefeld nel 2019. In carriera la finanziera azzurra ha anche un 15° posto al Mondale Juniores di Almaty del 2015.
Per Martina Di Centa sarà la prima gara di skiathlon in carriera.

MASCHILE

Il più atteso è Giandomenico Salvadori, che in questo format ha spesso ottenuto buonissimi risultati. Il finanziere trentino giunse infatti 10° ai Mondiali di Lahti del 2017 e 15° in quelli di Seefeld del 2019. Per lui anche un 5° posto a livello giovanile, ai Mondiali Under 23 di Almaty del 2015.
Stefano Gardener giunse 34° nello skiathlon del Mondiale di Seefeld del 2019. In Coppa del Mondo ha gareggiato in questo format solo nel 2015 a Rybinsk giungendo 46°. Per lui anche un 17° posto al Mondiale Under 23 di Erzurum del 2012.
Simone Daprà ha già gareggiato in questo format al Mondiale di Seefeld, giungendo 35°. Il trentino delle Fiamme Oro arrivò anche 34° lo scorso anno in Coppa del Mondo ad Oberstdorf. A livello giovanile, invece, giunse 12° al Mondiale Under 23 di Goms del 2018 e 5° al Mondiale Juniores di Soldier Hollow del 2017.
Infine Paolo Ventura ha concluso 37° lo scorso anno in Coppa del Mondo proprio ad Oberstdorf. A livello giovanile l'alpino trentino ha ottenuto un 10° posto al Mondiale Under 23 di Goms del 2018.

Prima medaglia e primo titolo iridato per Jonna Sundling: la ventiseienne svedese ha letteralmente dominato la finale femminile della sprint in tecnica classica che ha inaugurato i Campionati Mondiali di Oberstdorf, precedendo nettamente la norvegese Maiken Caspersen Falla e la slovena AnaMarjia Lampic che si sono giocate al fotofinish la medaglia d'argento; out in semifinale invece l'altra svedese Linn Svahn.

Dopo aver raggiunto la qualificazione, semaforo rosso ai quarti di finale per Lucia Scardoni, Greta Laurent, Caterina Ganz e Nicole Monsorno.

Dopo aver vinto tre volte in carriera in Coppa del Mondo - e sempre in tecnica libera - la svedese ha così potuto arricchire un pesante oro iridato nella propria bacheca, restituendo così la gioia del successo mondiale nella sprint al movimento svedese, dopo 16 anni di assenza. Una finale letteralmente dominata da Sundling, capace di salutare la concorrenza per presentarsi sul rettilineo finale con ampio margine, mentre alle sue spalle la norvegese Falla ha saputo resistere per un nulla al prepotente rientro di Lampic, con il fotofinish a decretare l'argento scandinavo. A seguire, quindi, l'altra svedese Johanna Hagström e le norvegesi Stenseth e Tiril Weng.

Una finale in cui è mancata l'attesa Linn Svahn, estromessa in semifinale mentre una Natalia Nepryaeva in via di recupero ha stretto i denti superando la qualificazione per poi frenarsi al primo turno.

Proprio i quarti di finale si sono rivelati fatali per le quattro azzurre in gara: il rammarico principale è per la Greta Laurent, terza nella propria batteria ed esclusa dal ripescaggio per soli 15 centesimi di secondo. Identico esito anche per la veronese Lucia Scardoni, terza alle spalle delle gemelle Weng, poi protagoniste di uno scontro in semifinale che ha portato all'eliminazione di Lotta.

Federico Pellegrino ha vinto la coppa di specialità sprint per la seconda volta nella sua carriera. La FIS ha infatti annunciato ai team che non verrà sostituita la tappa di Coppa del Mondo inizialmente in programma a Pechino, poi Lillehammer dal 19 al 21 marzo, quindi nemmeno quella di Nove Mesto.

A questo punto la Coppa del Mondo di sci di fondo si concluderà con la tappa di Engadin del 13 e 14 marzo, dove si svolgeranno una 10/15 km in classico ed un inseguimento in skating da 50 km.

Federico Pellegrino guida la classica con 439 punti contro i 369 di Retivykh, un vantaggio che era più che rassicurante anche se si fossero disputate altre due competizioni, come da programma. Al femminile gioia per Anamarija Lampic che vince la coppa femminile. Una bella soddisfazione per la slovena che lo scorso anno non ebbe l'occasione di giocarsi le proprie chance fino alla fine a causa della cancellazione dello Sprint Tour in Nord America.

Dopo cinque anni Pellegrino torna quindi a vincere la coppa di specialità, ennesimo successo nella sua splendida carriera. Una curiosità che lega il fondo al biathlon e il grande campione del fondo italiano alla grande campionessa del biathlon. Anche nel 2016, quando Pellegrino vinse la coppa sprint, Dorothea Wierer fece sua la coppa di specialità individuale.

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